L’uomo dai capelli ricci come un soffione

Quando si sono accese le luci e il palco si è illuminato, tutto, proprio tutto, era bianco: il letto, le coperte, le pareti, il pavimento…TUTTO. Anche l’uomo, in mezzo alla stanza, era vestito con una tuta bianchissima e l’unica cosa colorata erano i suoi capelli ricci e a palla come un soffione. Quando ha cominciato a parlare alla sua mamma che era a sdraiata sul letto sotto un mucchio di coperte (bianche ovviamente) e che stava male ha iniziato a starmi simpatico perché mi piacciono le persone che sono gentili con la loro mamma, io ci provo sempre anche se a volte la faccio arrabbiare e quindi poi mi dispiace e le chiedo scusa. Comunque quest’uomo parlava e parlava con la sua mamma che però non rispondeva, ma lui continuava senza fermarsi e le raccontava di come stava, di cosa faceva e di come si sentiva e lì mi è salita un po’ di tristezza. Ero triste perché anche io a volte come lui mi sento un po’ sola e non molto capita e mi piace immaginarmi dei mondi dove invece sono sempre felice, però per fortuna io la mia mamma l’ho sempre avuta vicina a me e non mi ha mai abbandonata… L’uomo però anche se era un po’ triste mi faceva ridere a volte e ho sentito che anche le altre persone ridevano quando diceva qualcosa, qualche volta però le battute non le capivo, ma non importa. A me divertiva perché parlava e si comportava in un modo buffo, anche se era grande assomigliava ai bambini con cui gioco sempre e per questo mi piaceva. A volte vorrei che gli adulti fossero un po’ più come lui. Che raccontassero anche loro a noi bambini che si sentono un po’ soli e un po’ tristi e che vorrebbero avere la loro mamma lì vicino. Comunque poi tutto il bianco della stanza non è più stato un grande problema perché ad un certo punto l’uomo ha portato dentro una grossa pianta con cui ha anche parlato un po’ e anche per questo lui mi piaceva perché anche io quando vedo che una delle nostre piantine ha le foglie secche e sta per morire ci parlo così magari non muore e vive ancora per un po’. Dicevo che il bianco non era più un problema un po’ per la pianta ma anche perché ogni volta che usciva dalla porta della stanza e poi rientrava l’uomo aveva la tuta sempre colorata con un po’ più di azzurro e quindi non era più tutta bianca e alla fine invece era quasi tutta azzurra e mi piaceva molto di più perché l’azzurro è il mio colore preferito. Poi ho scoperto che pure a lui piace molto disegnare mondi che si immagina da solo dove si diverte e ha molti amici proprio come faccio io e che gli piace anche volare e vorrebbe tanto scoprire come riuscirci. A volte io guardo il cielo e vedo gli uccelli che volano e si rincorrono e immagino di essere uno di loro e di vedere tutti i palazzi dall’alto, il parco giochi con lo scivolo altissimo e la mia casa dove nel giardino c’è l’altalena che uso quando ho così tanta voglia di volare che mi accontento di quella. E ho capito che faccio bene ad accontentarmi perché invece lui ci ha provato davvero a volare ma non ci è riuscito ed è caduto e si è rotto un po’ di ossa. Ho anche capito che lui però non desidera volare per vedere la sua casa dal cielo, ma vuole imparare a farlo per riuscire a non cadere quando si sente triste ed essere capace invece di andarsene sempre più su dove c’è solo la felicità. A teatro quella sera ho imparato e visto tante cose, mi sono divertita e sentita anche un po’ infelice, soprattutto alla fine. Alla fine l’uomo quando ha smesso di parlare ha alzato la coperta del letto dove la sua mamma stava dormendo ma invece sotto c’erano solo cuscini e lì si è sdraiato lui. Io non capivo e mi sono anche sentita un pò arrabbiata perché volevo scoprire altre cose e invece le luci si erano spente ed era tutto buio come all’inizio. Ma dopo aver pensato un po’ mi sono sentita solo molto triste. Ero triste perché la fine voleva dire che lui non aveva veramente la mamma e che stava parlando da solo, ma non era questo a preoccuparmi. La cosa brutta era che lui aveva creduto di avere lì vicino la sua mamma e invece era solo e chissà invece dov’era lei. Non era molto bello come finale e mi sentivo molto dispiaciuta per lui e quindi ho sperato tantissimo che prima o poi potesse imparare a volare così magari, in mezzo alle nuvole, riusciva a trovare la sua mamma e a raccontarle la storia che ha raccontato a noi. Poi però l’uomo è uscito ma aveva smesso di recitare e l’ho capito perché non parlava più come i miei amici e non cercava più la sua mamma e si è seduto, ha parlato e si è messo a cantare una canzone che mi piaceva ma io ero un po’ distratta quindi non me la ricordo bene. Stavo ancora pensando all’uomo riccio con la tuta sporca di colore che parlava come noi bambini e disegnava mondi inventati e speravo veramente che un giorno sarebbe riuscito a volare.

Gemma Grasselli