Sorriso

Scorre e fugge. Rallenta e si dilata. Finito nella sua infinitezza.
Un granellino di sabbia che rotola, lungo ripide pendici di vetro.
Il sole che compie il suo arco nel cielo.
Una lancetta che ripercorre costantemente lo stesso percorso. E ancora e ancora.
Una goccia d’acqua che precipita in una cisterna.
Plick. Plick. Plick.
Tempo.
Inevitabile, inesauribile, irrimediabile.
Mai come nella vita presso la fortezza Bastiani si percepisce il passare del tempo. E’ un tempo relativo, quasi impercepibile, un tempo di abitudine e di routine, di quotidianità e di sicurezza.
Una vita tranquilla, lontana dai frastuoni e dai ritmi della città.
Una realtà alienante, una vita sicura, scandita e circolare. Un continuo ritorno di un presente passato, un cerchio ripercorso eternamente.
La vita di Giovanni Drogo.
Sette mantelli, sette diverse età, sette attori diversi, così passa la vita del giovane Drogo.
Nell’autoconvizione che riuscirà a fuggire dalla fortezza, che riuscirà a tornare a casa.
Altri due anni.
Sei ancora giovane Drogo, ne hai di tempo a disposizione!
E il nemico, non ti preoccupare, i Tartari arriveranno!
Ma nel frattempo Drogo invecchia: la vista mano a mano si riduce, i compagni se ne vanno, invecchiati, consumati, il mantello cala, passa di personaggio in personaggio.
Una vita di attesa, spesa alla contemplazione dell’infinito deserto. Una vita di attesa.
Di che cosa?
Del nemico. Dei Tartari.
Arriveranno?
Arriveranno.
Ma per Giovanni Drogo sarà ormai troppo tardi.
E contemplando il cielo, mentre i nuovi giovani compagni si preparano a combattere, Drogo cade in un sonno profondo, eterno.
E sorride.

Elisa Ferretto