Durante l’opera ,inizialmente, i suoni che accompagnavano lo spettacolo mi hanno infastidito, erano forti, stridenti e rimbombavano…Abituandomi, questi rumori hanno contribuito a un coinvolgimento emotivo, creando un’atmosfera cupa e a volte violenta.
L’ironia creata dalle streghe mischiata all’aria profonda e nera dell’opera  da vita ad un’atmosfera agrodolce che inonda la sala.
Nonostante la lingua sarda, non ci si annoia, perchè la maggior parte del coinvolgimento è dato dalle azioni, dagli spostamenti degli attori e dai rumori che scandiscono lo spettacolo.
Mi è piaciuta molto questa rappresentazione , hanno preso la trama come fondamenta e hanno costruito un bel palazzo pieno di suoni e emozioni forti.

Pietro Ceola

In questa esperienza teatrale sono stata molto colpita dal modo in cui sono stati utilizzati suoni/rumori. Rumori forti che facevano vibrare l’aria alternati da suoni più deboli che rendevano tutto più calmo. Mi è rimasto impresso il momento in cui è stato hanno sbattuto a terra i grandi tavoli perché ha creato un rumore così forte da darmi fastidio.

Beatrice Penzo

Lo spettacolo “ Macbettu “ nonostante la difficoltà di comprensione della storia, è riuscito a trasmettere un forte vortice di emozioni, trasmesse a partire dagli effetti sonori a un gioco di luci che riuscivano a creare una moltitudine di diverse sensazioni contrastanti, dall’angoscia al divertimento. Inoltre questo spettacolo mi ha lasciato diversi spunti di riflessione lasciando, a parere mio, diverse chiavi d’interpretazione permettendo così anche collegamenti con il mondo che tutt’oggi ci circonda.

Emma Cariolato

La scene che più mi hanno colpito erano quelle caratterizzate da suoni estremi come quando hanno fatto cadere la tavola sul pavimento o come quando veniva riprodotta una pioggia quasi assordante.

Tommaso Sterle

Macbettu. Rumore, rumori. Suoni forti, quasi fastidiosi, che attraversano i muri ed entrano nella testa.
Colori cupi…nero, grigio. Suspance, ansia e emozioni inaspettate.
Macbettu. Un’ esperienza uditiva. Un’ esperienza visiva. Un’esperienza sensitiva, che va oltre al classico spettacolo, al classico rapporto attore-pubblico. L’attore, infatti, coinvolge a pieno il pubblico. Ti immedesimi in una di quelle bizzarre streghe, o, perché no, nello stesso protagonista. Quella lingua, che apparentemente sembra arcaica, alla fine la riconosci, come fosse la tua. Macbettu. Un forte impatto fisico, che ti travolge e prende tutta te stessa. Rimani concentrata lì a fissare, o meglio, ascoltare gli attori. La tua mente si isola, tutto intorno a te sparisce.
Siete solo te e Macbettu.

Gaia Maria Rizzato

 

Suoni. Tantissimi suoni. Macbettu è un’unione e uno scontro di suoni: diversi ed uguali. Già dall’inizio capiamo che sarà uno spettacolo duro, rumoroso, che segnerà una parte di ogni spettatore. Si inizia col vento. Un rumore sempre più forte, più spaventoso e più cupo. Tutto rimbomba all’interno del petto dello spettatore, l’udito è quasi violentato. Nulla è pacato, nulla è tranquillo. Solo un travolgente impatto. Le campane al collo delle streghe tintinnano, insistenti, fanno sorridere il pubblico dopo tanta inquietudine, tanta disumanità. Qualcuno bussa alla porta dell’inferno: incessantemente, sempre più forte, non un minuto di silenzio, non un secondo di pace, non un secondo vuoto. Quel suono cupo, tenebroso e cavernoso fa quasi entrare anche colui che assiste all’inferno. Un tavolo che cade, sassi che vengono lanciati e cadono, versi di animali. La scena dei porci: l’uomo ridotto al livello di un animale, di una bestia. Pensa solo a mangiare, a raggiungere la preda, Macbeth pensa solo ad uccidere un altro uomo per mantenere il suo titolo. Uomini come porci attorno a un piattello, grida, grugniti: la scena è terribile. Banco appare a Macbeth durante un banchetto, cammina sopra il pane sul tavolo. Si sente solo lo scricchiolio di questo che si spezza. Quasi silenzio. Lo spettatore ha il tempo per capire, per riflettere, un solo secondo. Ritorna la voce di Macbeth sempre più forte, urla, impazzisce con quel dialetto sardo che lo accompagna.

Macbettu è un insieme incredibile di suoni, uno dopo l’altro, nessuno è casuale, nessuno passa inosservato, tutto si scaglia e si imprime nello spettatore che non può fare altro che sentire il suo petto vibrare ad ogni suono insieme a quello degli attori.

Giulia Mioni

Durante lo spettacolo uno strano suono ha scatenato in me un senso di paura e agitazione, esso era provocato dalla caduta dei tavoli sul palcoscenico. Un rumore che si è ripetuto più di una volta e è avvenuto in un momento di buio totale perciò nessuno se lo aspettava, penso che sia stato proprio questo il fatto che ha scatenato in me un vero senso di angoscia.
È stato uno spettacolo ricco di rumori, provocati da qualsiasi cosa e in qualsiasi momento, essi hanno suscitato nel pubblico diversi tipi di sensazioni che hanno reso tutti molto più coinvolti nello spettacolo stesso.

Beatrice Falcon

Macbettu: una tragedia di sangue, in cui ai suoni forti e improvvisi che conferiscono allo spettacolo un clima oscuro, selvaggio, violento e spietato, si succedono quelli più dolci e leggeri, emessi dalle pietre che vengono accarezzate e che rimandano alla tradizione sarda. L’acustica contribuisce ancora di più a coinvolgere lo spettatore, catturando la sua attenzione e cogliendolo, delle volte, alla sprovvista.
Macbettu: uno spettacolo non solo per la vista, ma anche per i sensi, che non lascia indifferente il pubblico.

Sofia Nuvola