Hai tutta la vita davanti

Ti alzi dal letto (un letto duro, da soldato).
Lavi il viso (acqua fredda, per darsi una bella svegliata).
Bevi il caffè (amaro, senza zucchero né latte, come un vero uomo).
Indossi l’uniforme e il mantello (nuovo, caldo e morbido).
Giovane, forte che sei.
“Hai tutta la vita davanti”, ti hanno detto.
“E’ il tuo momento”, ti hanno detto.
E ora sei qui, tenente Drogo, finalmente!
Benvenuto alla fortezza Bastiani!
Ti alzi dal letto.
Lavi il viso.
Bevi il caffè.
Indossi l’uniforme e il mantello.
Non sei felice, tenente Drogo? Non era come ti aspettavi?
Ti manca la tua famiglia, la tua donna…la tua vita piena di
futuro, che qui pare non esistere.
Se vuoi, puoi tornare a casa. Vuoi?
Ti alzi dal letto.
Lavi il viso.
Bevi il caffè.
Indossi l’uniforme e il mantello.
Ti siedi sulle mura imponenti.
Aspetti (scruti il deserto, vigile la mente, attenti gli occhi).
Perché non sei tornato a casa, tenente Drogo?
Ti alzi dal letto.
Lavi il viso.
Bevi il caffè.
Indossi l’uniforme e il mantello (forse è ora di cambiarlo).
Aspetti.
Incredibile meraviglia dell’orizzonte, sempre potenziale luogo di un cambiamento.
Per ora, resta potenziale, appunto. Ma che importa?
“Hai tutta la vita davanti”.
Ti alzi dal letto (inizia a farti male la schiena, questo materasso è un sasso).
Lavi il viso (acqua tiepida, il freddo ti entra nelle ossa).
Bevi il caffè (però con un pochino di latte è più digeribile, in effetti, mica è peccato!).
Indossi l’uniforme e il mantello (il sesto ormai? l’ottavo?).
Testardo, aspetti.
Quando i Tartari arriveranno, non ti troveranno impreparato!
I tuoi occhi, tenente Drogo, hanno lo stesso colore della terra del deserto.
Ti alzi dal letto.
Lavi il viso.
Bevi il caffè.
Indossi l’uniforme e il mantello.
E ti sdrai nuovamente, con il cuore in gola.
“Hai tutta la vita davanti”, è la tua condanna.
Sta bene, tenente?
Sì sì, sto bene.

I tuoi occhi color deserto non vedranno più l’orizzonte.
Il tempo è finito anche per te, caro tenente Drogo.
Non c’è più nulla da aspettare, non c’è più domani.
Sorride il tuo volto stanco,
perfida felicità di chi ha vissuto solo di sabato,
pregustando una domenica mai giunta.

Passano i secondi, i minuti, le ore, i giorni, le settimane, i mesi, gli anni,
inesorabili.
Passiamo, come pallide ombre di viaggiatori,
guardiamo fuori dal finestrino del treno,
aspettando con ansia la nostra fermata.
Qualcuno scende, di certo quella non è la sua fermata.
Qualcuno resta, perché la prossima è sicuramente la volta buona.

“Guai se potesse vedere se stesso, come sarà un giorno, là dove la strada finisce, fermo sulla riva del mare di piombo, sotto un cielo grigio e uniforme e intorno né una casa né un uomo né un albero, neanche un filo d’erba, tutto così da immemorabile tempo”.
Il deserto dei Tartari, Dino Buzzati

 

Rachele Sandonà