“Dieci piccoli indiani…e non ne rimase nessuno”

Testo: Agatha Christie

Con:
Giulia Morgani, Tommaso Minniti, Caterina Misasi, Pietro Bontempo, Leonardo Sbragia, Mattia Sbragia, Ivana Monti, Luciano Virgilio, Alarico Salaroli, Carlo Simoni

Regia Ricard Reguant

Scene Alessandro Chiti
Costumi Adele Bargilli
Luci Stefano Lattavo

-Qual era il tema centrale dello spettacolo?
L’investigazione, secondo la trama del libro.

-Che sensazioni hai provato assistendo allo spettacolo?
Interesse, stupore e ansia nei momenti salienti dello spettacolo, che coincidevano con gli omicidi.

-Che sensazioni provi a distanza di qualche tempo?
Ansia. Posso affermare che quello che era l’intento del regista, e prima ancora della scrittrice, sia stato ben interpretato dagli attori.

-Che giudizio daresti?
Positivo sicuramente per la bravura degli attori nell’immedesimarsi nelle parti e comunque di tutta la regia nel ricreare la sceneggiatura del libro.

-Quali elementi ti hanno colpito della scenografia?
La stanza che costituiva l’ambiente centrale della storia nel quale era presente la tavola con le statuette dei dieci piccoli indiani.

-Che impressione ti ha dato il titolo?
Mi ha aiutato a comprendere lo spettacolo (grazie anche al chiaro riferimento al testo della Christie) proiettandomi già al drammatico ma fortemente incisivo epilogo.

– Ti è dunque piaciuta l’esperienza?
Sì perché mi ha fatto immedesimare nella narrazione…sono stati molto bravi.

-Quale frase ti è rimasta più impressa ?
…e non ne rimase nessuno…

Francesco Buzzacchero

Se non con la scuola, mio fratello Lorenzo sarà stato a vedere uno spettacolo a teatro due o tre volte e, oltretutto, non ricorda nemmeno di che cosa trattavano. Questo non per dire che io sia meglio di lui o che i suoi interessi siano di misera importanza rispetto ai miei; ma piuttosto per mettere a fuoco un altro tipo di spettacolo: il teatrino casalingo che io e mio fratello mettevamo in scena ogni qual volta la nostra fervida immaginazione esplodeva in un turbinio di idee.

Mio fratello era protagonista della maggior parte delle scene che interpretava, grazie ad una coperta (per nascondersi) e un burattino di legno con gambe e braccia di corda che faceva muovere su e giù mentre dava voce al personaggio. Rideva ad ogni battuta, anche mentre recitava: gli piaceva un mondo fare quel teatrino e ripeterlo anche dopo giorni.

Col passare degli anni io e mio fratello ci eravamo dimenticati del nostro teatrino soprattutto perché, con il trasloco di qualche anno fa, le nostre abitudini sono cambiate e siamo diventati più grandi, lasciandoci l’infanzia alle spalle.

Grazie Lorenzo per avermi fatto ricordare una parte della mia vita che avevo rimosso per qualche strano motivo. Spero che questo ricordo rimanga impresso nella mia mente grazie a queste parole per molto tempo a venire, così da non dimenticare di nuovo quello per cui adesso vivo serenamente.

Martino Dalla Vecchia

Ho chiesto a mia mamma che emozioni le ha dato il teatro:

Si ha un coinvolgimento intenso anche fisicamente grazie allo spazio in cui si muovono gli attori.
Questo crea un maggiore livello di attenzione e più emozioni rispetto al cinema.
Un aspetto molto importante è il suono, il rumore che è uno degli elementi principali nel teatro che ti aiuta a coinvolgerti nella scena.
Una cosa che le è piaciuta è quando gli attori ampliano lo spettacolo nell’ambiente circostante.
Ogni spettacolo è unico e irripetibile e dipende anche dal pubblico che interferisce con gli attori emotivamente.
Pietro Ceola

Ciao sono Stefania e sono appassionata di teatro. Questa passione è nata lentamente, spettacolo dopo spettacolo. Ogni rappresentazione teatrale infatti è sempre una nuova esperienza, dona sempre qualcosa di diverso. Il fatto che ogni spettacolo regali emozioni, che ti faccia riflettere e che ti faccia vivere nuove storie rende, secondo me, questa forma d’arte la più incredibile fra tutte. Credo che una delle parole chiave per descrivere il teatro sia emozione. Innanzitutto l’emozione degli attori che recitano e che rendono pubblico il capolavoro che hanno interpretato, dimostrando che l’arte non è fine a se stessa, non è solo per gli artisti, ma è per tutti, anche per me che di teatro non me ne intendo molto. Inoltre l’emozione degli spettatori che è differente per ognuno, ma allo stesso tempo è inevitabilmente un momento forte, un momento di riflessione per ciascuno. Ciò che infatti mi piace maggiormente di quando vado a teatro è  che riesco sempre, o quasi, a portarmi a casa un piccolo cambiamento, un pensiero o un nuovo pezzettino di me che la storia di quella sera mi regala e che conserverò sempre. Credo che un’altra parola fondamentale per descrivere il teatro sia interpretazione. Mi meraviglio sempre davanti a uno spettacolo non solo per la storia che racconta, ma soprattutto per come la racconta. Trovo stupefacente il lavoro degli attori, il loro sforzo e il loro sacrificio per immedesimarsi in un personaggio, per renderlo reale e far venire la pelle d’oca agli spettatori. Non è affatto semplice e quest’arte può solo essere ammirata. Dunque, ciao sono Stefania e sono appassionata di teatro perchè mi fa emozionare, ridere, piangere, pensare e mi dona sempre qualcosa di particolare e straordinario.

Giulia Mioni 

Ho scelto questa immagine perché quando ho chiesto a mia nonna di parlarmi della sua esperienza a teatro, lei senza pensarci due volte mi ha raccontato di questo spettacolo musicale.
Lo spettacolo in questione è Notre-Dame de Paris, opera scritta da Luc Plamondon, che mia nonna ha visto per la prima volta all’ Arena di Verona nel 2002. Questo musical le è piaciuto così tanto che, due anni dopo, è tornata a rivederlo con mia cugina, in occasione del suo decimo compleanno, e pure lei è rimasta incantata ed estasiata alla visione dell’opera, che ha travolto entrambe di emozioni.
E’ stato bello aver visto come uno spettacolo, visto quattordici anni fa, ancora desti in lei emozioni così vive e felici quando ne parla, e penso che se quest’opera ha avuto tanto successo è stato proprio per la sua capacità di incantare ed affascinare gli spettatori.

Giulia Chiumento

«Mamma, cos’è per te il teatro e perché ti piace andarci?»
«Io penso che il teatro sia come un’opera d’arte, ma con qualcosa in più. Il teatro riesce ad uscire dalle tipiche tre dimensioni di un quadro o una scultura introducendo la dimensione del tempo, questo è ciò che lo rende così speciale. È un’opera d’arte che ha una durata, e che ogni volta che viene ricomposta è diversa da prima.
Amo andare a teatro perché come ogni progetto artistico dovrebbe suscitare emozioni, così fa il teatro»

Marco Moretti

 

«Io ho deciso di chiedere a mia mamma il suo parere riguardo il teatro.
Mi ha descritto il teatro con una parola che secondo lei lo rappresenta maggiormente ed è “particolare”, ha detto di aver scelto questa parola perché ogni spettacolo le fa provare  emozioni diverse che la fanno pensare e soprattutto la rendono molto più coinvolta nello spettacolo stesso. Secondo lei il teatro è un qualcosa di diverso, un momento nel quale la persona esce dalla vita quotidiana».

Beatrice Falcon

«Ho visto qualche tempo fa l’Anonima Magnagati, uno spettacolo cabarettistico in lingua veneta. È stata una bella esperienza perchè quella sera ho riso molto. In un certo senso, è stato un modo per distaccarsi dalla realtà per qualche ora, dimenticare il quotidiano, entrando e immedesimandomi nel mondo di chi stava sul palco»

Rachele Dalla Pozza 

Il teatro è intensità, è emozione, è sentimento, è passione: un mondo surreale capace di farti sognare e di farti dimenticare la realtà. È un’occasione per conoscere, per incontrare i talenti che animano il palcoscenico, con la consapevolezza dolce-amara che forse questi destini non si incontreranno più.
Lo spettacolo è un libro aperto che racconta una storia e che, attraverso l’immedesimazione, permette uno scambio tra artisti e pubblico, amplificandone gli effetti e i valori.
Il teatro è espressione di sé, è superamento della propria timidezza e riservatezza, è arte per l’anima.

Sofia Nuvola

Con i ragazzi del Diario di Bordo abbiamo intervistato Ketti Grunchi, attrice e regista che conduce il laboratorio teatrale Campus Company che coinvolge studenti e studentesse di tutti gli Istituti Superiori di Schio. Con lei abbiamo parlato di Almerico da Schio, di grandi imprese, di storie, di teatro e dei giovani.

Riprese e interviste di Riccardo Cogollo, Mattia De Agostini, Alessandro Scala, Marco Zanon
Montaggio di Riccardo Cogollo